Cinque step per il mal di schiena
Partiamo da un concetto semplice e intuitivo: il mal di schiena non è per tutti uguale.
Per questo motivo la soluzione non può essere standardizzata. I rimedi per sentito dire molto spesso non funzionano, “prendi questo farmaco a me ha risolto il problema”, “fai l’impacco con qualcosa di caldo”, “usa quei cerotti antidolorifici”, “metti il ghiaccio” eccetera eccetera. E il motivo è semplice: ognuno di noi ha la propria storia, fa un lavoro specifico, si muove in modo unico, ha certe abitudini, pratica attiva fisica oppure passa molto tempo seduto, ha un corredo genetico diverso.
Il mal di schiena, come si manifesta
Il mal di schiena, tra i vari disturbi muscoloscheletrici, è quello in cui gli aspetti psico-sociali giocano un ruolo importante nel processo di guarigione. È necessaria un’attenta valutazione individualizzata di tutti questi aspetti per avere chiaro il percorso da intraprendere per riportare una persona dal dolore al recupero della piena funzionalità nella vita quotidiana, lavorativa e sportiva. Come terapisti manuali ed esperti d’esercizio terapeutico la nostra analisi durante la valutazione approfondirà soprattutto le disfunzioni di movimento.
La schiena ha diversi compiti:
- trasferisce il peso della parte superiore del corpo agli arti inferiori;
- garantisce la possibilità al corpo d’orientarsi nello spazio con la sua grande flessibilità;
- è capace di sostenere peso extra-corporeo grazie alla sua elevata caricabilità;
- è resistente e flessibile.
Con il vissuto quotidiano influenziamo le possibilità di movimento della schiena. Chi passa molte ore seduto davanti ad una scrivania o ad un pc costringe la propria schiena a stare a lungo in flessione, mentre chi lavora 8 ore in piedi facendo movimenti ripetitivi o verso l’alto tiene la schiena in estensione; chi pratica sport che prevede attività di lancio laterali ( tennis, golf, pallavolo) usa la rotazione per eseguire gesti tecnici.
I movimenti ripetuti e le posture mantenute possono irritare le strutture del rachide lombare e provocare dolore. Il dolore innesca un circolo vizioso: mi muovo meno per evitare di sentire fastidio, perdo l’attivazione dei muscoli stabilizzatori profondi, il controllo motorio della schiena peggiora e ho difficoltà ad uscire dalla posizione che ha provocato il sintomo.
È molto importante interrompere questo circolo prima che il dolore diventi persistente…ma come?
Analisi della postura
Attraverso un’attenta analisi della postura, dei movimenti del tronco e degli arti in relazione alla quantità e qualità. Dobbiamo però mettere in relazione questa valutazione con il comportamento individualizzato dei sintomi.
Per esempio:
- chi presenta una disfunzione in flessione avrà dolore nel chinarsi in avanti, nel mettere scarpe e calzini, nello stare seduto a lungo;
- chi ha una disfunzione in estensione avrà difficoltà a stare in stazione eretta fermo, a praticare attività con le mani sopra la testa, a camminare lentamente e in discesa;
- chi, invece, ha una disfunzione in rotazione ( in genere abbinata a flessione o ad estensione ) avrà dolore nel passaggio seduto-in piedi, pulendo il pavimento, portando un peso da un lato e in tutte le attività quotidiane o sportive che necessitano di un movimento lombare in rotazione.
- In seguito ad un trauma, a dolori molto forti, o ad un periodo di inattività molto prolungato può essere presente una disfunzione che interessa più direzioni di movimento, nella quale è difficile trovare una posizione che dia sollievo e ogni movimento è provocativo.
Dopo avere raccolto le informazioni circa il comportamento dei sintomi nelle attività quotidiane e nelle 24 ore, andremo ad effettuare l’esame fisico iniziando dall’ispezione della postura attiva e passiva, passando poi alla valutazione dei movimenti attivi, annotando quantità e qualità dei movimenti. L’esame fisico dovrebbe aiutare a confermare l’ipotesi elaborata durante la raccolta d’informazione e chiarire se effettivamente c’è congruenza tra le due per una disfunzione in flessione, estensione, rotazione o multidirezionale.
Utilizziamo anche un test per valutare la stabilità funzionale lombare in diverse posizioni ( in piedi, seduto, supino, supino con le ginocchia flesse, prono, 4 zampe, e sul fianco ) nel quale cerchiamo i movimenti che provocano il sintomo e controlliamo come si muove la zona lombare in relazione alle articolazioni vicine ( anca e colonna dorsale ). Quest’ultime rivestono un ruolo importante nell’instaurarsi di una problematica lombare, si è visto infatti che se il distretto corporeo vicino è rigido la probabilità di sviluppare dolore lombare è maggiore.
Il trattamento del mal di schiena
Una delle chiavi del trattamento sarà proprio mobilizzare le articolazioni vicine rigide nella direzione di movimento interessata dalla disfunzione per ripristinare l’armonia e la sequenza d’attivazione corretta di un gesto funzionale. Per esempio nelle attività in estensione con le braccia verso l’alto, se il rachide dorsale è rigido la mancanza di movimento di questo distretto verrà compensata a livello lombare, dove con il tempo potranno irritarsi le strutture articolari e muscolari a causa del carico aumentato.
Quindi,
primo step: mobilizzazione delle articolazioni “rigide”.
Migliorare il controllo motorio della zona lombare, ripristinando il corretto timing d’attivazione tra i muscoli profondi stabilizzatori e i muscoli superficiali mobilizzatori, attraverso esercizi specifici per il muscolo trasverso dell’addome, per il multifido, per il pavimento pelvico e il diaframma.
Per esempio per chi soffre di mal di schiena in stazione eretta sarà indicata l’attivazione del muscolo trasverso dell’addome, mentre per chi ha dolore flettendosi in avanti attiveremo in modo più specifico il muscolo multifido. Le ultime evidenze scientifiche mostrano come esercizi meno selettivi e più globali abbiano la stessa efficacia sul dolore di esercizi più mirati, ma l’attività selettiva permette alla persona un maggior grado di presa di coscienza e di percezione della zona interessata e questo è un vantaggio per l’auto-trattamento.
Secondo step: esercizi specifici per il controllo motorio e l’auto-trattamento.
La progressione del trattamento sarà inserire negli esercizi svolti in studio e, in seguito a domicilio, attività nella direzione di movimento interessata dal sintomo; per esempio se ho dolore in flessione lavorerò da seduto o sul fianco, mentre se ho dolore in rotazione farò esercizi sul fianco e a 4 zampe. Questo per recuperare fiducia nel movimento e cominciare a muoversi senza paura.
Terzo step: fiducia nel movimento.
Di fondamentale importanza sarà anche pensare all’ergonomia durante l’attività lavorativa e le attività di svago e/o sportive. Se sto a lungo seduto cercherò di modificare la postazione lavorativa in modo da permettere l’esecuzione qualche piccolo movimento in estensione della colonna e di cambiare la posizione spesso, se lavoro 7 ore in piedi potrò avvicinarmi ad un muro, appoggiarmi con il bacino e flettendomi in avanti rilassare spalle e schiena, magari respirando lentamente. Ovviamente l’ergonomia è altamente individualizzata e per ogni persona ci sarà una soluzione diversificata in base alle proprie esigenze lavorative, sportive e di gestione della giornata.
Quarto step: ergonomia.
Per ultimo, ma non meno importante è il movimento, inteso come livello di fitness generale. Il nostro corpo ha bisogno di variabilità, di muoversi, di fare esperienze diverse per restare in salute; tanto più se passiamo molto tempo fermi per esigenze lavorative o se come hobby abbiamo attività sedentarie.
Quinto step: parola d’ordine variabilità.
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